Poesie di autori vari

 

Il silenzio delle piante

 

La conoscenza unilaterale tra voi e me
si sviluppa abbastanza bene.

So cosa sono foglia, petalo, spiga, stelo, pigna,
e cosa vi accade in aprile, e cosa in dicembre.

Benché la mia curiosità non sia reciproca,
su alcune di voi mi chino apposta,
e verso altre alzo il capo.

Ho  dei nomi da darvi:
acero, bardana, epatica,
erica, ginepro, vischio, nontiscordardimé,
ma voi per me non ne avete nessuno.

Viaggiamo insieme.
E quando si viaggia insieme si conversa,
ci si scambiano osservazioni almeno sul tempo,
o sulle stazioni superate in velocità.

Non mancherebbero argomenti, molto ci unisce.
La stessa stella ci tiene nella sua portata.
Gettiamo ombre basate sulle stesse leggi.
Cerchiamo di sapere qualcosa, ognuno a suo modo,
e ciò che non sappiamo, anch’esso ci accomuna.

Io spiegherò come posso, ma voi chiedete:
che significa guardare con gli occhi,
perché mi batte il cuore
e perché il mio corpo non ha radici.

Ma come rispondere a domande non fatte,
se per giunta si è qualcuno
che per voi non è nessuno.

Cespugli, boschetti, prati e giuncheti -
tutto ciò che vi dico è un monologo
e non siete voi che lo ascoltate.

Parlare con voi è necessario e impossibile.
Urgente in questa vita frettolosa
e rimandato a mai.

 

Wislawa Szymborska

 

Nuvole


Dovrei essere molto veloce
nel descrivere le nuvole -
già dopo una frazione di secondo
non sono piu’ quelle,  stanno diventando altre.

La loro caratteristica è
non ripetersi mai
in forme, sfumature,  pose e disposizione.

Non gravate dalla memoria di nulla,
si librano senza sforzo sui fatti.

Ma quali testimoni di alcunché -
si disperdono all’istante da tutte le parti.

In confronto alle nuvole
la vita sembra solida,
pressoché duratura e quasi eterna.

Di fronte alle nuvole
perfino un sasso sembra un fratello
su cui si può contare,
loro invece sono solo cugine lontane e volubili.

Gli uomini esistano pure, se vogliono,
e poi uno dopo l’altro muoiano,
loro, le nuvole, non hanno niente a che vedere
con tutta questa faccenda
molto strana.

Al di sopra di tutta la tua vita
e della mia, ancora incompleta,
sfilano fastose così come già sfilavano.

Non devono insieme a noi morire,
né devono essere viste per fluttuare.

 

Wislawa Szymborska


 

Oche selvatiche
 


Non devi essere buono.
Non devi camminare sulle ginocchia
per cento miglia nel deserto, pentendoti.
Devi solo lasciare che il tenero animale del tuo corpo
ami ciò che ama.
Raccontami della disperazione, la tua, ed io ti racconterò la mia.
Nel frattempo il mondo va avanti.
Nel frattempo il sole e i limpidi sassolini di pioggia
si stanno muovendo attraverso il paesaggio,
sulle praterie e gli alberi alti,
le montagne e i fiumi.
Nel frattempo le oche selvatiche, in alto nell’aria limpida e blu,
stanno di nuovo facendo rotta verso casa.
Chiunque tu sia, non importa quanto solo,
il mondo si offre alla tua immaginazione,
ti chiama come le oche selvatiche, forte e appassionatamente –
più e più volte annunciando il tuo posto
nella famiglia delle cose.




Mary Oliver

 

 

 

 


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Ripeness

 

 


Ripeness is
what falls away with ease.
Not only the heavy apple,
the pear,
but also the dried brown strands
of autumn iris from their core.
To let your body
love this world
that gave itself to your care
in all of its ripeness,
with ease,
and will take itself from you
in equal ripeness and ease,
is also harvest.
And however sharply
you are tested –
this sorrow, that great love –
it too will leave on that clean knife.

 

 


Jane Hirshfield,  in The October Palace


 


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Ma io vi prevengo che vivo
per l’ultima volta.
Né come rondine,  né come acero,
né come giunco, né come stella,
né come acqua sorgiva,
né come suono di campane,
turberò la gente,
e non visiterò i sogni altrui
con un gemito insaziato

 

(Anna Achmatova)