‘Tutto quello che ha saputo dire è che qui c’è odore di cesso. Questo lo sapevo anche da me.’
‘Non ha detto ‘odore di cesso’, ha detto ‘odore di cortile’ o qualcosa del genere.’
‘Io contro l’odore di questa casa non posso farci niente. Ci sono delle case che puzzano, e questa puzza. Fra varichina e acido muriatico non sai le somme che ho speso. Grandi consigli per la casa lei non me ne ha dati. Mi ha detto solo di comperare uno scolapiatti da Upim. Che bella trovata’
‘L’hai comperato?’
‘No. M’è mancato il tempo. Più di una settimana sono stata da quelle maledette Peroni. Cattive non erano, anzi erano abbastanza gentili, ma mi hanno fatto andare via il latte..
Sono rivenuta qui e pioveva dal tetto.. Ho paura che dovrò andarmene da questa casa. La mia amica, quella che me l’ha imprestata, è venuta un giorno con un giapponese suo amico, e ha detto che qui vorrebbe farci una ‘boutique’ di cose orientali. Ho detto che non mi sembra molto adatto questo appartamento, all’ultimo piano senza ascensore e con l’odore di cesso. Il giapponese era abbastanza gentile, ha detto che nella ‘boutique’ io avrei potuto fare la ‘vendeuse’.  La mia amica ha detto che comunque, boutique o non boutique, questa casa lei la rivuole perché ha bisogno di soldi.. E’ vero che potrei sempre andare nel famoso scantinato..’
‘..per me va bene. Sarebbe comodo perché tu sei al piano di sopra, e potrei chiamarti la notte, quando ho bisogno.’
‘Aspiro a non essere svegliato la notte’,  disse Osvaldo.

 


Caro Michele,  Natalia Ginzburg, ed. Mondadori, 1973