‘Sapete che siamo arrivati ad un bel punto! Se oggi non si scrive un racconto ameno, la gente se n'ha a male. 'Noi', dice la gente, 'cercavamo qualcosa di allegro ed invece troviamo della roba scientifica. Così non va. Il nome dell'autore deve essere come la marca di un prodotto: deve essere una garanzia.'

Devo, quindi, scusarmi se questo racconto non farà ridere da capo a fondo. Non è colpa mia; io sarei ben contento di tenervi di buon umore, ma non posso. Si tratta di una signora intellettuale che affogò. Provate a ridere ora, se lo potete.

Qualche attenuante in mio favore la potrete trovare, pensando che ai nostri tempi è di moda il materialismo, e che io mi propongo di dimostrare come il misticismo, l'idealismo e l'amore eterno siano fisime e baggianate, e come, nella vita reale, gli unici a contare siano i rapporti d'indole pratica.

Lo so che qualche intellettuale di vecchio stampo ci rimarrà male, e forse si metterà a piangere, ma dopo le lacrime, per piacere, pensi al suo passato e a tutti gli errori commessi grazie ai grandi ideali mistici'

 

Zoščenko,   La signora dei fiori, Novelle moscovite, Passigli Editori

 

 

 

L'usignolo


 

Bylìnkin non riusciva più a riconoscere se stesso e pensava, quasi con sgomento, che dopo essere stato su tutti i fronti ed essersi guadagnato il diritto all’esistenza attraverso non comuni difficoltà, avrebbe ora dato volentieri la sua vita per un cenno capriccioso di Lìzocka.
Richiamando alla memoria le immagini delle donne conosciute, anche dell’ultima, la moglie del pope, con la quale sono convinto egli aveva avuto, se non altro, un romanzetto, egli pensava di essere arrivato soltanto adesso, a trentadue anni, al vero amore, alle genuine emozioni di questo sentimento.
Se Bylìnkin risentisse l’influenza dei suoi succhi vitali o se tutti gli uomini siano inclini ai sentimenti astratti, è ancora un mistero della natura. Comunque stessero le cose, egli era diventato un uomo completamente diverso, come se la composizione del sangue, all’improvviso, si fosse mutata nelle sue vene. Tutta la vita passata gli appariva meschina e ridicola di fronte ad una così sublime forza d’amore. E Bylìnkin, il cinico Bylìnkin, provato duramente, rimasto quasi sordo per lo scoppio dei proiettili, che spesso aveva visto la morte in faccia, il disincantato Bylìnkin cedeva alle velleità della poesia, ed aveva finito per scrivere una decina di poemetti ed una ballata.

 

..
 

Così finì quell’amore.
Sono certo che in un’altra epoca, diciamo, tra trecento anni non sarebbe finito; sarebbe invece sbocciato come un fiore magnifico e straordinario. Ma la vita d’oggi ha le sue leggi ferree.
Per concludere, devo confessare che nello svolgere questa storia d’amore mi sono lasciato trascinare dalle vicende dei personaggi ed ho trascurato l’usignolo accennato nel titolo. 

 

.. Voglio solo ricordare alcuni particolari che avevo dimenticato. Questi si riferiscono all’epoca in cui l’amore tra Lìzocka e Bylìnkin era al suo apice, quando essi uscivano di città e vagavano sino a notte nel bosco. Qui, ascoltavano lo stridìo degli scarabei e il canto dell’usignolo. Rimanevano a lungo immobili ed in silenzio, poi, la ragazza, torcendosi le mani, domandava:

 “Vasja, che pensi? Perché canta l’usignolo?”
Egli rispondeva con sicurezza: “Perché vuol mangiare, ecco perché canta”.
Solo più tardi, quando conobbe meglio la ragazza, egli complicava la sua spiegazione e diceva che l’uccello cantava di una futura bellissima vita.
Anch’io la penso precisamente così. Fra trecento anni, od anche prima, ci sarà una vita magnifica. Ma bisognerebbe che il tempo passasse in un baleno, come succede in sogno, perché potessimo cominciare a vivere davvero.
E se anche allora si vivesse male come adesso, anch’io mi rassegnerei a considerare me stesso una figura superflua. E potrei gettarmi sotto al tram.


 



M Zoščenko, Novelle moscovite, Passigli editori, 1992




 

Biografia


 

'Sono nato a Poltava nel 1895. Ho terminato il liceo nel 1913, e mi sono iscritto alla facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Pietroburgo. Non ho concluso i corsi. Nel 1915, sono partito volontario per la guerra. Sono stato ferito e intossicato dai gas.
E quindi ricompensato con una malattia cardiaca. Ero capitano. Nel 1918 sono entrato volontario nell'Armata Rossa. Nel 1919, sono ritornato libero. Nel 1921, mi sono dedicato alla letteratura. Per gli uomini del partito sono un uomo senza princìpi. E' ciò che penso anch'io: non sono comunista, non sono socialista rivoluzionario, sono semplicemente un russo.
E per di più, politicamente immorale. Non odio nessuno: questa è precisamente la mia 'ideologia'...

Ed ecco il nudo elenco degli avvenimenti che  mi riguardano: sei volte arrestato; una volta condannato a morte; tre volte ferito; due tentati omicidi; tre volte bastonato. Tutto questo è avvenuto non per spirito di avventura, ma semplicemente per caso: non ho avuto fortuna. Mi sono guadagnato un mal di cuore e, forse per questo, sono divenuto scrittore, altrimenti sarei ancora aviatore… '

 

 

Michail Zoščenko

Zoscenko